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      Non si sperava che ci rammentassero: un giro di wals, una stretta di mano, un'occhiata procace per la gioventù d'oggi ha molto più attrazione della lotta tra l'Umanità e i suoi carnefici.
      Andammo a desinare e trovammo la trattoria, più piena del solito; si assisero al mio tavolino Rossi, Squaglia, Piccini e Stefani: eravamo tutti uggiosi: pareva quasi si divinasse che erano l'ultime ore che si ragionava con qualcuno di quelli che erano tra noi.
      Venne a noi vicino il Maggiore Pastoris, accompagnato da un'elegantissima signora: Pastoris ci disse che, quantunque in permesso, egli non aveva potuto resistere all'idea che di ora in ora potea nascere qualche attacco e che non poteva star più lontano da noi.
      Bevemmo allegramente tutti: eravamo sul più bello degli anni, tutti ci si sentiva bollire nel sangue l'energia e l'attività.. non dovevano passare venti ore, e Pastoris, Rossi, Squaglia, dovevano esser cadaveri!
      Ci ritirammo più di buon'ora del solito, nè, quella sera ci demmo alle baldorie, a noi consuete. Io non credo ai presentimenti. Napoleone a Waterloo preconizzava un secondo Austerlitz, ma o fosse il tempo, o la noia, o qualunque altra ragione, il fatto è che quella sera eravamo di pessimo umore.
     
     
     
      CAPITOLO XIV.
     
      Ed eccoci all'Epopea. O giorni sublimi, che resterete onorati fino a che il cuore dei generosi palpiterà alla memoria delle azioni magnanime e dei leggendarii eroismi, al rammemorarvi qual fremito nuovo non m'infondete in tutte le fibre!.. La penna trema nelle mie mani: troppo sono inferiore all'alto subietto!


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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato
1871 pagine 297

   





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