Cinquecento cori battevano in quell'istante all'unisono!...
Viva la Repubblica, viva Garibaldi... giù la baionetta ed a passo di corsa contro i soldati di re Guglielmo. Il fumo impedisce la vista: in quella penombra, prodotta anche dall'ora divenuta tarda, ad ogni secondo si vedono guizzare immense strisce di fuoco; si procede pestando i cadaveri e seminando a ogni poco di nuovi cadaveri il suolo; i Prussiani essi pure si avanzano, ma lentamente; il cozzarsi è divenuto inevitabile e sarà un cozzo tremendo.
Lo slancio dei nostri è impetuoso... troppo impetuoso: Perla, il veterano di tutte le campagne dell'indipendenza stramazza per terra mortalmente ferito: Cavallotti è morto; moribondo il tenente Rossi di Lodi: i soli cacciatori di Marsala hanno 17 ufficiali fuori di combattimento. I Prussiani si asserragliano in due casette; vien dato anche ai nostri l'ordine di ritirarsi; rimanendo la sola legione Ravelli a guardia di Talant...
- Vieni via - Grida il Piccini al Rossi, quando tutti si erano ritirati.
- Fammi utilizzare anche le ultime due cariche che mi sono restate - Questi rispose... e si avanzò verso il nemico. Un vivissimo fuoco di moschetteria, l'ultimo che si eseguisse in quel punto, uccise il nostro amico diletto, il nostro compagno di tante sventure e di tante peripezie. Nessuno più lo rivide: il giorno dipoi sapemmo da una guida che egli era morto in conseguenza di tre ferite: due nel petto ed una nella faccia.
Ci ritirammo; il cielo era ingombrato qua e là da densi nuvoloni; gli alberi sembravano giganteschi; al fragore prolungato di poco fa era succeduto un silenzio cupo, lugubre, interotto solamente a lunghi intervalli da qualche colpo; rientrammo nella gran strada e qui un viavai di carri, d'ambulanze, sopra uno dei quali vidi la simpatica donnina che avevamo veduto dalla tabaccaia, e trasporti di feriti, e imprecazioni di morenti, e un chiamarsi ad alta voce tra i carri e un domandarsi informazione, accolte ora da sospiri, ora da bestemmie, ora da un "meno male" proferito in senso stizzoso e soddisfatto; nei campi adiacenti si vedevano a quell'incerto chiarore molti cadaveri; la luna si mostrava timidamente in mezzo alle nubi.
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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato 1871
pagine 297 |
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