A quel che ci diceva, anche in quel giorno avremmo avuto battaglia sicura; confermò questa idea anche l'amico Mecheri, che andato a Fontain a restituire quel cavallo che si era appropriato il dì innanzi, aveva udito un rumore vivissimo di fucileria agli estremi avamposti. Bisogna confessare che queste notizie non furono accolte con molto entusiasmo da noi; quel giorno avremmo bramato di riposare;.. si riposò anche Dio, secondo i cattolici: ma pure se ci fosse l'ordine, se Garibaldi si fosse battuto, senza essere onnipotenti come il Dio dei Cattolici, noi eravamo tomi da cacciar la stanchezza e di fare quello che dovevamo fare. Andammo però alla prefettura.
Il cortile di questa dava l'esattissima idea del vestibolo del l'Inferno di Dante; non mancavano le diverse lingue, le favelle orribili, le voci alte e fioche di chi dava schiarimenti, di chi chiedeva informazioni, di chi narrava i fatti del giorno innanzi, nè mancò il suon di mani, quando comparve la nobile figura di Garibaldi sorridente più dell'ordinario. Montò in carrozza svelto, come ai suoi bei tempi e montò insieme con lui, secondo il solito, Basso. Ci salutò affettuosamente; poi ci disse: Oggi avremo vittoria. Parlò Spagnuolo con due o tre figli d'Iberia che erano poco distanti dal nostro gruppo, e si rallegrò con loro per lo splendido contegno che essi avevano tenuto il dì innanzi: poi i cavalli si misero al trotto, il generale si tolse il cappello in mezzo alle acclamazioni, e, partì seguito da alcuni ufficiali di stato maggiore.
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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato 1871
pagine 297 |
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