E mi pareva difatti che quei morti si levassero giganti, e colle braccie poderose scaraventassero nel vano i tarlati troni delle tirannidi umane.
Garibaldi traversò la via in carrozza con Canzio; i due illustri e prodi soldati, arrivati che furono al punto di cui parlo, furono pur essi commossi: no... non era soddisfazione, come dicevano alcuni, quella che brillava sui loro volto, io credo che fosse disgusto. Il guerriero è inesorabile, quando fischiano le palle, ma è commosso al vedere le prove di un valore, che il caso non ha compensato, ma che è innegabile.
Poco distante lì avevan passata tutta la notte i Carabinieri Genovesi. Piccini ci accolse ridendo... Oh! la bella istoria che ho da contarvi! -
- Raccontacela.
- In poche parole vi sbrigo... vedete quella casetta?... Terminata la mia guardia sono andato lì per riposarmi... ci erano tre Prussiani morti ed io mi sdraiai in mezzo a loro; appena steso per terra, è inutile che vi dica, che attaccai un sonno birbone: mi ero addormentato di poco, quando mi parve sentirmi girellare d'intorno, non mi volli scomodare a aprir gli occhi, e il calpestio, non che cessare, accresceva: una mano poco delicatamente si posò sul mio petto, mentre un'altra si avvicinava con gran celerità alla mia tasca; mi alzo allora, come di soprassalto e do un grand'urlo: Chi è?... Non sono mica morto io, perché mi abbiate a frugare!... Un grido disperato e una fuga generale tenne dietro alle mie parole: seguii i fuggitivi e trovai due della mia compagnia che esercitavano questo mestiere proficuo sì, ma schifoso.
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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato 1871
pagine 297 |
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Canzio Carabinieri Genovesi Prussiani
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