- Ma voi non morrete - Interruppi io - voi siete sul fiorire degli anni, siete robusta, la vostra ferita non è tanto grave...
- È mortale.. lo sento!... Non sprecate le vostre cure per me... sentite... là... come urla quel povero soldato ferito... vedete, scommetto che lui ha o una mamma, o una sposa... allora si soffre a lasciare la terra, ma io... io..
- Voi potrete trovar degli amici
- Degli amici?!.. Ma dove?.. Ma come?.. Ma chi?..
- Io per esempio!
- Voi traverserete il mare, tornerete in mezzo ai cari vostri, e presto, come tutti gli altri, vi dimenticherete di me... Noi donne galanti, alla moda non sappiamo, non c'immaginiamo neppure l'amicizia; l'amicizia richiede del cuore e a noi ce l'hanno strappato i signori di cui siamo i giocattoli. Chi ci ha mai inculcata la santa religione dell'affetto, delle fede? Chi ci ha mai rammentato di esser donne? ripensando al passato una nube qualche volta passava sulle nostre fronti... "Le vostre fronti son fatte per baci e per i diademi," ci dicevano i felici del mondo, e a noi diamanti, abiti, ricchezze... qualche volta la miseria degli altri ci strappava dal ciglio una lacrima. "i vostri occhi non son fatti per piangere, son fatti per brillare di voluttà e di piacere," ci ripetevano i nostri adoratori e a noi le inebrianti emozioni dell'orgia. L'artigiano che ci disprezza perché colla prostituzione si ha quello che egli non giungerà mai ad aver col lavoro, ci addita alle sue figlie, come vampiri, come mostri e queste ci salutano colle loro fischiate; i nostri protettori quando si son sbizzarriti con noi vanno a cercarne delle altre, noi ricorriamo a spese matte, a piaceri che abbruciano: i denari van via, e viene l'età: la prima grinza fa fuggire l'ultimo adoratore e... e... se non morissi qui, se continuassi a vivere, tra pochi anni, obliata da tutti, morirei nel fondo di uno spedale.
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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato 1871
pagine 297 |
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