Felice lui! che, se grande fosse riuscito realmente, avrebbe imprecato alla vita, angariato dai ghigni e dalle calunnie dei contemporanei. Quante madri, quante sorelle abbrunate - pensavo dentro di me e continuando a guardare i cadaveri, sentivo commuovermi non tanto per loro, quanto per le care persone che avevano lasciato.
La democrazia Italiana, credo bene ripeterlo, ha lasciato un degno e glorioso contingente sui campi di Francia; la democrazia Italiana, come sempre, anche nel 1871 ha immolato al principio repubblicano, i cuori più giovani ed entusiasti, le immaginazioni più fervide, le intelligenze più belle. Una pleiade di generosi scompare ogni volta che la coscienza dell'umanità si risveglia, ogni volta che si traducono in atto le sante credenze, le così dette utopie dei pochi ispirati che ci han preceduto: solo col sangue rinvigoriscono le idee. E sangue di eroi onorò le strade ed i campi dell'ubertosa Borgogna, e una pleiade di magnanimi figli d'Italia scomparve, lasciando di se imperituro ricordo in chiunque abbia il core informato al gentil culto delle azioni generose. Perla, Pastoris, Settignani, Cavallotti, Ferraris, Gnecco, Imbriani, Zauli, Salomoni, Canovi, Zerbini, Anzillotti, Caimi, Ricci, Giordano, Valduta, Resegotti... dall'Alpi all'estrema Sicilia la calunniata Penisola ebbe un figlio, per ogni città, per ogni paese, da offrire in olocausto al sacrosanto principio. Firenze ebbe nove morti: Rossi, Squaglia, Viti, Aterini, Carli, Pini, Scali, Cortopassi e Signorini; la vicina Pistoia su sette volontarii ebbe a piangerne quattro: Biechi, Ferrarini, Bongi e Lanciotti.
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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato 1871
pagine 297 |
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