Leggevo la sentenza, quando mi sentii battere sulla spalla e vidi Tito Strocchi con un berrettino da sottotenente.
- Mi rallegro! - Esclamai, stringendogli la mano.
- Cosa vuoi?! Bisogna rassegnarsi: con questo alluvione di gradi non ci è ombrello che tenga.
- Ma tu te lo meriti - Interruppi io, volendo far rimarcare all'amico la sua troppa modestia - Ti hanno promosso per il tuo contegno del ventitrè?
- Sì... anzi volevano in tutti i modi portarmi da Garibaldi, ma io mi vergogno.
O anima eccezionale!... O vera mosca bianca in quel turbinio di ambiziosi sfacciati!... Il vero merito è modesto, ed è abbastanza soddisfatto dalle voce della coscienza. Battano pur la gran cassa i ciarlatani e gli eroi di professione, facciano pubblicare ai quattro venti le loro mirabili gesta, chi ha fatto realmente il proprio dovere non si cura se l'opinione pubblica fischi od applauda, troppo è convinto che quest'opinione ha avuto sempre un ghigno per il grande, una lode e un'applauso pel miserabile.
Digione era allegra: un'insolito viavai di gente percorreva le strade: le donne venivano sull'uscio delle botteghe per vederci passare e tutte avevano un sorriso, un complimento per noi... per niente non avevamo debellato i più celebri soldati della Pomerania!... Oh! giorni!... O dolcezze perdute, o memorie!... Dirò con quel povero Renato così tradito dalla moglie e da Piave!
Vicino alle caserme osservai un'affaccendarsi e un movimento indicibile. Si temeva forse che i Prussiani ci riattaccassero? Nemmeno per sogno!
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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato 1871
pagine 297 |
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