Non starò a riportare tutte le spiegazioni; basti il sapere che gli amici mi avevano dato per morto, onde assister più tardi a questa burletta,
On est toujours trâhi, què par les siens.
Come eran lunghe le serate a Digione! Cosa fare?... Gli altri ammazzavano il tempo col fare frequenti libazioni in onore del generoso paese che ci ospitava e del vino che produceva: io non era in stato di farlo: mi misi a chiacchiera colla padrona ed insieme combinammo che le avrei insegnato la lingua italiana.
Io non so chi abbia inventato l'accento; ma vi assicuro che, se gli arrivassero le maledizioni che dentro di me gli scagliai nel mio periodo magistrale, egli chiederebbe un permesso al Padre Eterno per fare una scappatina nel mondo di qua, onde sfidarmi a duello... fu una vera desolazione!... Dite lunedì - dicevo alla mia graziosa scolara; e lei: Lunedi: dite casa, e lei casà; in sette o otto lezioni insomma non arrivò che a proferire la sera che noi partimmo: Buonà serà. Povero fiato!... È vero che se ci si perdeva di fiato, ci si risparmiava di borsa, e quello che nelle prime sere io ed i miei compagni si pagava tre franchi, nelle ultime si pagava un franco e mezzo e anche meno.
A proposito di mangiare devo far notare ai gastronomi che avessero intenzione di andare a Digione due grandi inconvenienti: primo la eterna zuppa, che come in tutta la Francia, si mangia indispensabilmente, quasichè non vi fossero fabbricatori di paste: secondo l'ora regolare, indiscutibile del dejuner e del pranzo.
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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato 1871
pagine 297 |
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Digione Padre Eterno Lunedi Buonà Digione Francia
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