Dopo un ora rientrō l'invitto duce, seguito da una scorta tutt'armata, che ci prese nel mezzo.
- E ora che ci fanno? Mi domandō con emozione il tromba.
- Scommetto che ci fucilano qui sulla piazza... raccomandati l'anima - Io gli risposi per ridere... Ma che brutta faccia non fece a tale annunzio il mio compagno di sventura!
- Per Cristo!... Esser fucilato dai Francesi non me l'aspettavo.
I mobili ci accompagnavano con fischi ed imprecazioni a cui facevano eco i borghigiani di tutto Fontain che si erano accalcati lungo la via.
Vidi che i nostri carnefici avevano intenzione di ricondurci in cittā: per nostra buona fortuna un capitano Nizzardo tutto vestito di rosso, ci vide, ci riconobbe (eravamo stati insieme il giorno ventuno) fece una partaccia al capoposto, ci tolse di mezzo ai soldati e ci condusse a bere con lui. Ci raggiunse il maestro di scuola e ci chiese un milione di scuse per averci cacciati in quel laberinto. Gli facemmo toccare il bicchiere con noi, e tutti insieme propinammo alla felicitā della Francia, di quella Francia i cui figli ci trattavano con tanto riguardo.
In fretta e furia tornammo a Digione al nostro quartiere: lā ci furono date due novitā: la prima che erano stati incorporati nelle guide quei quattro Pollacchi, che erano di scorta al generale Bossak: questi disgraziati non sapevano un ette nč d'italiano, nč di francese e poco tardarono a diventare i buffoni dello squadrone: ci sembravano bravi ragazzi: ci guardavano attoniti, ci offrivano il loro tabacco, e divennero poi i cirenei del servizio: la seconda si fu che Miquelf con otto guide era partito insieme colla colonna dei Franchi Tiratori Alsaziani, comandata dal maggiore Bun, allo scopo di far saltare alcuni ponti che erano nelle vicinanze.
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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato 1871
pagine 297 |
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