- Ou allez vous? - Ci domandò allorché ci vide passare la Luisa, sorpresa in vederci in perfetta tenuta di marcia.
- Andiamo a batterci - Rispondemmo noi tutti.
- Vraiment?
- Sulla nostra parola!
- Sayes prudents - susurrò a mezza bocca e volle a ogni costo baciarmi alla presenza di tutti. Gli angioli del Signore, favoleggiati dai buoni credenti, non avrebbero avuto di che velarsi la faccia, e quel bacio doveva esser l'ultimo che io riceveva dalla vezzosa fanciulla.
Arriviamo al quartier generale, il partire dei carri aveva prodotto un'adunanza insolita di gente davanti alla porta: tra le molte persone scorgo le due gentili figliole della nostra padrona di casa: cerco sfuggirle: mi chiamano: non vi è dubbio, esse pure mi ripeteranno l'importuna e dolorosa richiesta.
- Dove andate?
- Partiamo.
- Sul serio?
- Così non fosse!
- Ma la ragione?...
- Chiedetela a Favre ed agli altri vigliacchi che volevano ricompensarci di quel poco che abbiamo fatto, mettendoci in trappola.
Le ragazze mi guardaron fisse negli occhi, poi chinarono i proprii e si tacquero; e in questo tempo mille altre domande sullo stesso tenore si rivolgevano a noi, e noi ci sfogavamo a dire tutto il male possibile degli eroi da commedia che per vigliaccheria rovinavano in quel momento la Francia, ed i Digionesi facevano eco alle nostre invettive.
Arriva il Piccini tutto sonnacchioso. Che ci è di nuovo? - Proferisce con uno sbadiglio.
- C'è di nuovo che noi si parte.
- E perché?
- Perché non siamo compresi nell'armistizio.
- O la mia compagnia?
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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato 1871
pagine 297 |
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