Un grido di disapprovazione copriva queste ultime parole, e il disgraziato che sbadatamente le aveva proferite, ebbe dicatti a rincantucciarsi e a non farsi più vivo durante tutto il viaggio.
Qualcuno più furbo di lui, ma con la stessa tremarella, mentre gli altri si perderono in chiacchiere, facendo lo zoppo od il monco, entrò in qualche vagone, gabbando le guardie e anticipando il momento di scappar di mano a quei Prussiani che l'esaltata immaginazione facea vedere a pochi passi.
La locomotiva dà un fischio, ed il triste convoglio dei feriti si dilegua ai nostri occhi.
La stazione resta un po' più libera!.. Si attacca la carrozza del Generale; è un vagone di prima, a cui fa seguito uno di seconda per lo stato maggiore: è preceduto da due carri per i bagagli.
Entrano il colonnello Bossi e il Capitano Galeazzi.
- Guide - Dice quest'ultimo - Che nessuno monti in questo convoglio.. ad eccezione di voi...
- E dove andremo?
- Su.. tra i bagagli.
Prendiamo d'assalto i due carri, dove ci accomodiamo alla meglio. Dopo pochi minuti subito una questione in capo del carro..
- Giù... sacramento!
Che c'è?
- Siamo Italiani come voi, Dio.....
- C'è l'ordine di non far salire che Guide.
- E noi siamo della legione Tanara.. della legione di ferro..
- O di ferro o di rame noi rispettiamo gli ordini.
- E noi siamo qui...
- Giù... giù.
E qui qualche colpo di mano e qualche pedata: quindi gran discussione di ufficiali, a cui finiamo col prender parte noi tutti.
- Dagli ragione - Mi dice un Livornese - Non vedi che fiasca di vino hanno a tracolla.
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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato 1871
pagine 297 |
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