.. per strada fa comodo.
Si urla, si strepita.. molti scendono, poi risalgono e i due non van via...
- Il Generale - Grida una voce.
Tutto tace e nessuno più pensa al meschino incidente.
All'udire che ci è Garibaldi, mi si prende uno stringimento di cuore, e mi spenzolo dal carro onde meglio vederlo. Povero eroe!.. Come ti han ricompensato i falsi repubblicani di Francia, ma tu sai deludere le inique lor mire, ma tu sai sventare i loro infami tranelli!
Garibaldi era serio, ma, come sempre, sereno, ma come sempre spirante dal volto una bontà che è impossibile descrivere: lo accompagnava il generale Bordone, che non partì con noi: a poca distanza da lui venivano il maggior Fontana e il tenente Grossi.
Tutti quelli, che erano sotto la stazione si levarono il cappello: il Generale, appoggiandosi su un bastoncello, stiè un pò fermo e girò uno sguardo malinconico all'intorno. Parlò a lungo con un signore, tutto vestito di nero, con barba, (credo il sindaco od il prefetto) poi si mosse per montar nel vagone.
Un vecchio venerando gl'impedisce l'andare per serrargli la mano. Il Generale lo guarda, poi ricambia affettuosamente la stretta. Non so perché, ma ho voglia di piangere.
Tutti ci sentiamo commossi: un guardatreno grida: Vive Galibardi... nessuno risponde: in quell'istante ogni evviva era superfluo: la vera grandezza disdegna le facili manifestazioni del volgo.
Il Generale è in carrozza: la locomitiva fischia: siamo in movimento.
Do un'ultima occhiata a Digione, appena mosso, nè mi sento capace di staccar più gli occhi da lei.
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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato 1871
pagine 297 |
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