Quanti ricordi, quanta parte di cuore noi non lasciamo là entro! Come mi tornarono in mente in quel brutto istante tutti gli sforzi che avevamo fatto per giungere in Francia, come mi apparvero caramente dilette le peripezie che ci avevano conturbato, come desideravo che il tempo avesse potenza di tornare indietro tre mesi per provare di nuovo le belle emozioni che tanto mi apparvero gradite in allora! Oh! come mi sembrarono giusti i versi del gentile poeta:
Les chants, que on les entend le soir dans la campagnePlus ils vont s'eloignant, plus leur charme nous gagne....
Ainsi de souvenirs qui bercent nôtre coeur!
Erano dolci memorie quelle che cullavano il mio spirito affralito, e nella dolce serenità del ricordo lontano io giungevo a raccapezzare un po' di quella poesia che purtroppo erasi estinta!
Garibaldi, non è inutile il ripeterlo, si mostrò abilissimo generale nella precipitosa nostra ritirata: niente restò in mano a un nemico che ci capitò addosso, quando meno lo si aspettava: il primo febbraio la Côte d'Or era sgombra assolutamente dall'armata dei Vosgi.
CAPITOLO XXIII.
Batteva mezzanotte e noi ci fermavamo a Chagny: non una persona era nella stazione: Garibaldi e il suo seguito si ritirarono nella stanza di aspetto dei viaggiatori di seconda classe.
Una guardia mi battè sulle spalle e accennandomi il Generale che entrava in quella stanza, sorreggendosi al braccio del capitano Galeazzi, con voce commossa mi disse: Cinque uomini, come quello, e la Francia era salva! Per tutta risposta io gli strinsi calorosamente la mano.
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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato 1871
pagine 297 |
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