Non ci è caso: la Francia è sfiduciata, la Francia è come colui che, finita ogni risorsa, preferisce portar la livrea di coloro che l'hanno spogliato e non sa trovare il coraggio di uccidersi.
La corruzione di Chalons non la cede per nulla a quella di Digione. Il quai è un continuo viavai di donnette che ti lanciano occhiate assassine. Non vi è soldato che non abbia un'amante. O mariti Italiani che nel 1859 coronaste d'alloro i vincitori di Magenta e ne aveste in ricambio altre corone, gioite: i vostri compatriotti sanno ben vendicarvi!
Il maggiore di piazza è un militarista accanito: mi ha fermato nella grande rue perché non l'ho salutato. Ha minacciato di far sciogliere le guide, perché vanno di trotto al passeggio e perché non vanno alla piazza a prender l'ordine del giorno. Sì.... i nostri soldati non sono venuti per questi servizii vigliacchi - urla Ghino allorché riferisco la commissione - ci pare ora di tornare in Italia!.. E nessuno va al comando di piazza.
Giorno dell'elezioni: le sale ove sono le urne riboccano di gente: vedo due liste di candidati: in una figura Garibaldi nell'altra Mac Mahon: non riescono nè l'uno nè l'altro nel dipartimento di Saône et Loire. Garibaldi è eletto però in cinque dipartimenti ed ottiene in tutti gli altri splendidissime votazioni. La sera delle elezioni più animazione e più chiasso nelle trattorie e nei caffè. Chi la vuol lessa chi arrosto: tutti però si aspettano una Camera molto meno peggiore di quella che resulta realmente.
I coscritti della nuova classe, preceduti da un tamburone attraversano la città, gridando: Viva Garibaldi, Viva la guerra, Viva la Francia.
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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato 1871
pagine 297 |
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