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      Una sola parola di elogio sgorgata dalle labbra intemerate di Garibaldi vale di più di tutti i belati della mandra comprata; il nostro non è feticismo, non è un moto idolatra, è la giusta estimazione che gli uomini di cuore devono mai sempre nutrire per coloro che hanno tanta benemerenza verso l'umanità, per coloro la di cui vita è stata sempre un continuo sacrifizio, una continua abnegazione in favore delle magnanime idee.
      Si legge anche un ordine del giorno di Bordone; non manca pur questo di generosità, ma quali parole possono fare effetto dopo quelle del Romito di Caprera?
     
      Tornano da Digione alcuni nostri feriti, tra i quali Pianigiani. Non si lagnano del contegno dei Prussiani, e fanno molti elogii di quello del popolo, sempre repubblicano anche in presenza degli invasori. Ci parlano della magnificenza dei funerali del Perla. Un battaglione Prussiano ha reso gli onori militari alla salma: tutta la popolazione è corsa lungo le vie da cui è passato il funebre corteo; la madre del prode maggiore non ha curato i lunghi disagii del viaggio ed è corsa onde essere in tempo a far meno triste l'agonia del figliuolo; essa lo ha accompagnato al sepolcro. Povera donna!.. se tuo figlio è morto gloriosamente, se il di lui nome sarà eternamente celebrato tra quello dei martiri della libertà, tu non cessi di esser madre e hai diritto di piangere: le lacrime delle madri sono la rugiada benefica che fa rinvigorire le magnanime idee. Distruggiamo i tiranni e nessuna avrà da piangere su di un figlio innanzi tempo rubato all'avvenire e alla patria.


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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato
1871 pagine 297

   





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