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      Dico solo, che quando si determina l'idea propria di ciascun sistema e la loro comune tendenza, ci si vede chiaro quel carattere e quello sviluppo. La chiara coscienza e quindi il vero, ampio e libero sviluppo è mancato in Italia, appunto perchè è mancata la libertà della vita.
      La nostra filosofia comincia come critica o negazione (più o meno espressa e vivace) di quella del medio evo: della Scolastica.
      Per intendere il valore di questa negazione, bisogna intendere ciò che essa negava, cioè avere il concetto della Scolastica.
      Il Reale che era oggetto della Scolastica, era, in generale, un reale fantastico, dato dalla rappresentazione religiosa, dalla quale la filosofia del medio evo non seppe mai liberarsi interamente. La filosofia, è stato detto, era ancella della teologia.
      Da questa posizione risultano le seguenti determinazioni:
      pretensione di comprendere l'Assoluto mediante l'intelletto finito e formale; e così l'Assoluto diventa qualcosa di vuoto ed astratto: una creatura dello stesso intelletto. E nel medesimo tempo:
      rappresentazione di Dio come fuori del mondo della natura e dello spirito, e quindi:
      degradazione dell'uomo e della natura;
      astrazione da ogni elemento concreto e reale della vita;
      difetto di certezza nella conoscenza;
      prevalenza della fede e intuizione mistica, in luogo della osservazione, della esperienza, del senso e della coscienza.
      Queste determinazioni si riducono alle due seguenti:
      negazione della natura: della realtà;
      negazione della soggettività: della certezza.


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La filosofia italiana nelle sue relazioni con la filosofia europea
di Bertrando Spaventa
Editore Laterza Bari
1908 pagine 286

   





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