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      Queste novitą non avrebbero potuto formare tanti capi di accusa?
     
      e) Tra gli aristotelici - oltre Leonico Tomeo, il quale si sforza di conciliare la dottrina aristotelica della tabula rasa colla platonica della reminiscenza delle idee -, Alessandro Achillini (professore a Bologna non vuol riconoscere altro universale, che quello che come essenza delle cose č nella Natura. Il vero Universale non č separato dal particolare, nč č prima del particolare; ma č come forma nella materia. Gli universali, come forme nella materia, servono a formare l'intelletto umano, e a fargli conoscere l'Eterno. Originariamente l'intelletto č solo possibile, non ha in sč verun pensiero universale innato, ma solo la potenza di conoscere. Comincia dal sensibile, e nel sensibile conosce le idee universali poste da Dio nella natura. L'universale, che č nella natura, ci riunisce a Dio. Quindi la necessitą d'investigare i pensieri universali di Dio nella natura.
      Uno studio pił diligente di Aristotele, dice il Ritter, avea gią fatto vedere che l'aristotelismo non era favorevole al nominalismo. Il nominalismo negando la realtą degli universali, era contrario alla investigazione di Dio nella natura, e favoriva la opposizione tra il soprannaturale e il naturale.
      Pomponazzi (mantovano) investiga i limiti dell'intelletto umano. La nostra conoscenza non apprende la veritą per intuizione, ed č solamente ombra e vestigio d'intelletto. Verius et ratio quam intellectus appellari dicitur. Non enim, ut ita dixerim, intellectus est, sed vestigium et umbra intellectus.


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La filosofia italiana nelle sue relazioni con la filosofia europea
di Bertrando Spaventa
Editore Laterza Bari
1908 pagine 286

   





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