- L'essere delle cose intelligenti consiste nella conoscenza che hanno di se stesse. La moltiplicità delle intelligenze dipende dalla moltitudine delle forme materiali. Una è la intelligenza, la quale è in tutte le parti, per modo che un essere intelligente non è già un'intelligenza particolare, ma solo la intelligenza nel particolare. L'intelligenza è uno e molti, come la potenza sensitiva dell'anima nelle membra del corpo. Questa intelligenza è Dio. Esser vano domandare, se un essere intelligente abbia intelletto degli altri, giacchè in verità non sono altre intelligenze, ma una e medesima intelligenza. Essi sono diversi come il piede e la mano, l'occhio e l'orecchio. - Il divino è in ogni cosa, e ogni cosa è in certo modo uno; altrimenti non sarebbe possibile il passare da una cosa a un'altra. La scienza deve comprendere quest'Uno che è in tutte le cose, e anche in noi. Comprendendo noi stessi, noi comprendiamo Dio, del quale siamo una partecipazione; e questa eterna intellezione è la beatitudine. - Senza la materia, almeno come materia pura, non essere possibile l'intelligenza; non esser possibile la moltitudine delle intelligenze.
Zabarella pone anche la materia eterna, e dice anche, che come soggetto del corpo è l'estensione pura. La fisica è superiore alla metafisica, anzi il fondamento di essa. Dalla conoscenza del mondo si procede a quella di Dio. Il principio pensante è inseparabile dal corpo: dalla materia.
Cremonini (professore a Ferrara e a Padova) raccomanda l'induzione e l'esperienza come la vera via de' principii delle scienze.
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