E ciò è dire, che doveano mostrarsi in tutta la loro realtà i difetti della posizione di Campanella e di Bruno; anzi dovea prima compiersi questa posizione.
La posizione era questa: Dio è solamente causa (causa efficiente), e perciò l'Universo è solamente effetto.
Questa posizione annulla ogni distinzione essenziale tra i due universi, il naturale e lo spirituale, e assegna loro un'identica legge: la causalità, o la semplice relazione causale.
Questa posizione è in generale il nuovo naturalismo - di cui abbiamo visto le prime tracce, dopo la Scolastica, nel Cusano - applicato indifferentemente alla considerazione della natura e dell'uomo; e la cui unica legge è la legge matematica o meccanica, e il metodo il processo dal principio alla conseguenza o dalla conseguenza al principio.
Ora l'uomo, il mondo umano, vuol dire libertà; e la libertà non è la semplice causalità.
Nella dottrina di Bruno non vi ha davvero libertà umana (nè divina). In altri termini (così in in Bruno, come in Spinoza) è inesplicabile il concetto della Sostanza. Come il Modo può conoscere la Sostanza, la quale non conosce se stessa, e così essere superiore alla Sostanza stessa? Come l'uomo può elevarsi a Dio, se è semplice effetto? Come l'effetto ritorna alla causa? E pure Bruno e Spinoza finiscono egualmente con questa contradizione: - Bruno negli Eroici Furori, che sono appunto la liberazione dell'anima e la sua elevazione e unione con Dio; Spinoza nella parte quinta dell'Etica, che tratta della potentia intellectus, cioè de libertate humana, la quale per Spinoza è la stessa beatitudine (amor Dei intellectualis).
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