Il pensiero contiene in sè l'essere, è l'essere oggettivo, e perciò non può esser parallelo all'essere, non può avere la stessa legge dell'essere; l'essere non dev'essere eguale, ma sottoposto al pensiero, deve essere il fenomeno del pensiero.
Ecco Leibniz: la vera realtà è la monade, e l'estensione non è che il fenomeno delle monadi.
Ma la monade è anch'essa qualcosa d'immediato, e perciò di naturale.
Ora Vico vede la vera differenza: nega davvero il parallelismo, distinguendo le due provvidenze, i due attributi, di maniera che uno di essi sia scala all'altro, e concepisce il pensiero, il punto di unione e la derivazione del contrario, come sviluppo (spiegamento); la natura è il fenomeno e la base propria dello spirito, il presupposto che lo spirito fa a se stesso, per essere veramente spirito, vera unità.
La vera Unità, il vero Uno, l'Unico è sviluppo; sviluppo di se stesso: da se stesso, per se stesso, a se stesso: cioè veramente e totalmente Se stesso. Questo è il nuovo concetto, che, più o meno espressamente, consapevolmente e inconsapevolmente, è l'anima di tutta la Scienza nuova: è il gran valore di Vico.
C) Sviluppo non vuol dire emanazione, semplice venir fuori, semplice eduzione; e non vuol dire semplice causazione, semplice posizione di un effetto. Sviluppo è moto, ma moto che è insieme riposo; non è andare da uno a un altro, ma da sè a sè, andare che è riandare; è produzione, ma produzione di se stesso; e non di se stesso come ens diminutum, come meno di sè, e però come non se stesso, come un altro (tale è l'effetto infinito della causalità infinita di Bruno e Spinoza: pura esplicazione di quel che è complicato), ma di sè come vero se stesso; è produzione, che è riduzione.
| |
Leibniz Vico Unità Unico Scienza Vico Sviluppo Bruno Spinoza
|