Essa non è nè il semplice senso senza l'intelletto, nè il semplice intelletto senza il senso. Semplice senso e semplice intelletto non sono il fatto, il conoscere reale, ma due astratti: non il conoscere reale, ma le semplici potenze del conoscere.
Spiegare l'esperienza, il conoscere reale, è adunque spiegare la unità della intuizione e del concetto, del senso e dell'intelletto: la unità come fatto, il fatto della unità.
Questa spiegazione non può essere essa stessa un fatto, una esperienza, un conoscere reale, empirico: se fosse un fatto, una esperienza, avrebbe bisogno di essere spiegata, e perciò non sarebbe una spiegazione.
La spiegazione del conoscere, non potendo essere il fatto stesso del conoscere, deve essere l'idea (essenza, possibilità reale) del conoscere: il puro conoscere, il conoscere trascendentale.
Sino a Kant i filosofi non aveano compreso il problema del conoscere; non l'aveano posto, come dovea esser posto. Aveano preso per il conoscere un elemento del conoscere, non il fatto del conoscere; e questo elemento, preso per il fatto del conoscere, per tutto il conoscere, questo fatto falso, cioè monco, valeva per la stessa spiegazione del conoscere. L'intellettualismo piglia per conoscere il semplice pensare (il concetto), e questo fatto, questo dato immediato, è per esso la spiegazione del fatto. L'empirismo piglia perii conoscere il semplice percepire, e questo fatto è per esso la spiegazione del fatto.
Pensare, percepire, conoscere non sono la semplice realtà, ma la realtà cosciente, la realtà come psiche: la Psiche.
| |
Kant Psiche
|