Come si risolve questa difficoltà?
Non si può risolvere altrimenti che coll'ammettere un concetto, il primo concetto, che non sia il risultato di nessun giudizio, ma sia, invece, anteriore a ogni giudizio, e quindi la possibilità di ogni giudizio.
Questo concetto è l'Ente, l'idea dell'Ente, dell'Ente come semplice Ente, cioè come puramente possibile, comunissimo, indeterminato. Esso non è il risultato del giudizio, ma anteriore ad ogni giudizio, perchè ogni giudizio lo presuppone. Come anteriore ad ogni giudizio e perciò ad ogni conoscere, esso non è conoscere, non è fatto, non esperienza, ma qualche cosa che trascende il fatto, l'esperienza, il reale conoscere; cioè, come dice Rosmini, un'idea innata, l'unica idea innata. Così esso è la forma dell'intelletto, quel che fa intelletto l'intelletto, la possibilità dell'Intelletto e quindi del conoscere.
Si vede che Rosmini ammette come Kant il puro conoscere, il conoscere trascendentale; giacchè la sua idea dell'Ente, il suo oggetto ideale, il suo conoscere intuitivo così, senz'Io, senza coscienza, non è altro che il puro conoscere.
È noto, che con questa unica idea, che è tutto l'intelletto, e presupposto il senso come compagno indivisibile dell'intelletto, il Rosmini si fa a spiegare o a fabbricare la conoscenza.
Egli conserva la distinzione kantiana di forma e materia del conoscere, e ammette che il conoscere reale sia l'unità di questi due elementi. Ma, dove Kant distingue anche una pura materia del conoscere (tempo e spazio), la intuizione pura, e mostra che il puro conoscere, la possibilità del conoscere, è - e non può non essere - l'unità del puro concetto e della pura intuizione, della pura forma e della pura materia; il Rosmini, invece, fa consistere il puro conoscere unicamente nella sua unica forma intellettiva, nella pura idea dell'Ente, negando ogni intuizione pura, ogni forma nel senso.
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