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      Infatti quell'applicazione del concetto puro all'intuizione è nel Rosmini, come in Kant, una faccenda tutta meccanica: qua il senso o l'intuizione, là l'intelletto o la categoria: adatta questa a quella, ed ecco il giudizio sintetico a priori. Ora come va questa applicazione? Questo è il difficile. In Kant, se non altro, il concetto puro si applica alla intuizione, in quanto già predetermina la intuizione come pura intuizione. Nel Rosmini, all'opposto, tolta di mezzo la pura intuizione, ogni applicazione è impossibile: tra il concetto puro, e la intuizione sensibile manca, come si suol dire, il ponte di passo.
      Questo ponte, il vero ponte, è la stessa unità, sintetica originaria. Intesa bene, essa non è semplice passare dall'intelletto al senso, senso ed intelletto essendo già dati. Ma è l'Unità che pone gli opposti, e ponendo gli opposti gli unifica e così pone se stessa. È l'Uno che si dualizza, e dualizzandosi si unizza.
      Kant chiama quel passare, quella predeterminazione del senso mediante l'intelletto, immaginazione trascendentale. Nel Rosmini vi è anche qualcosa di simile. "Nel nostro fondamental sentimento esistono tutte queste potenze avanti la loro espressione, cioè la sensitività e l'intelletto. Questo sentimento intimo e perfettamente uno unisce la sensitività e l'intelletto. Egli ha altresì un'attività, quasi direi una vista spirituale, colla quale ne vede il rapporto; questa attività è ciò che costituisce la sintesi primitiva. Se noi consideriamo più generalmente questa attività nascente dalla unità intima del sentimento fondamentale, in quanto cioè l'Io è atto a vedere i rapporti in generale, ella è la ragione.


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La filosofia italiana nelle sue relazioni con la filosofia europea
di Bertrando Spaventa
Editore Laterza Bari
1908 pagine 286

   





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