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      Anzi Gioberti giunge sino a dire, che l'intuito č essenzialmente compenetrazione di sč, e che lo spirito non apprenderebbe l'Ente nel pensiero immanente, se non apprendesse prima se stesso. Quindi ora accusa Rosmini di non aver escluso dall'intuito la coscienza di sč; ora di non averla inclusa in esso.
      2. La riflessione ora č meno dell'intuito, ed attesta la imperfezione dello spirito; ora č pił, ed attesta la infinitą dello spirito. L'uomo solo riflette: la bestia no. E d'altra parte, la riflessione psicologica ora precede l'ontologica (come pura apprensione dell'oggetto), ora segue.
      3. La riflessione ontologica ora č semplice intuito dell'Idea, circoscritta (rannicchiata) nella parola per opera della Idea stessa e in niun modo dello spirito; e perciņ non č punto riflessione, ed esclude l'apprensione del soggetto. Ora č l'intuito dell'Ente intuito, abbraccia insieme soggetto ed oggetto, e li apprende con un atto unico. Quindi ci ha un punto (di contatto) semplicissimo, in cui oggetto e soggetto, sostanzialmente distinti, si toccano e formano l'unitą della sintesi conoscitiva. E perciņ la riflessione ontologica non č nč semplice apprensione dell'oggetto (e tale era prima), nč semplice apprensione del soggetto. Questo punto di contatto č la relazione dei due termini. Ma la relazione non č pił reale de' suoi termini, secondo lo stesso Gioberti?48 Dunque, la riflessione ontologica č il vero intuito.
      4. La parola ora č la veste arbitraria (dono esterno) dell'Idea: ora č produzione dell'intima attivitą dello spirito.


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La filosofia italiana nelle sue relazioni con la filosofia europea
di Bertrando Spaventa
Editore Laterza Bari
1908 pagine 286

   





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