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      Adunque, il vero sapere è il sapere immediato, arbitrario, senza nesso, o senz'altro nesso che il semplice prima e dopo.
      Questa strana combinazione di spinozismo e di profetico sentimentalismo, di necessità immediata e di libertà immediata, di necessità senza libertà e di libertà senza necessità, questo destino che è il caso: tale è la prima forma del sistema.
      Questa stessa combinazione, - questo nesso delle determinazioni ideali, che è la negazione d'ogni nesso ideale; questa logica, che non è logica, ossia atto del pensiero, - è ciò che i giobertiani chiamano intelligibilità. Il vero nesso ci è, ma è come se non ci fosse per noi altri esseri pensanti: è il sovrintelligibile.
      b) Il contenuto è l'Idea in quanto atto creativo: e non già come semplice efficienza o arbitraria posizione d'un altro, ma come atto intimo, libero e assoluto dell'Ente: l'Ente medesimo (lo Spirito) come posizione o produzione assoluta di se stesso. E perciò la forma è processo dialettico: non la semplice narrazione o immaginazione degli elementi sciolti e sconnessi dell'intelligibile, ma la riproduzione fedele del vivo organismo ideale: riproduzione, che, come atto del pensiero o della stessa ragione, è originale produzione.
      Di questi due modi il primo prevale nelle prime opere di Gioberti; il secondo è la tendenza delle Postume, ma non è mai un fatto compiuto.
      In generale, l'Idea giobertiana manca della sua vera forma. Le sue parti o elementi sono disposti, se si vuole, organicamente o dialetticamente; ma quest'organismo è più esterno che interno, più apparente che reale.


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La filosofia italiana nelle sue relazioni con la filosofia europea
di Bertrando Spaventa
Editore Laterza Bari
1908 pagine 286

   





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