Questa è insieme l'essenza delle cose e l'essenza del pensiero (è questa, in quanto quella). D'ora innanzi il problema principale della filosofia è la relazione ideale (logica) delle cose, non più la naturale.
Platone sostanzializza i concetti socratici: le idee. Ne fa un mondo, ordinandole mediante la dialettica; i cui momenti sono: scendere dalle superiori alle inferiori mediante la dieresi di quelle, e salire, al contrario, mediante la sinagoga delle inferiori: dall'uno a' molti, e da' molti all'uno.
Socrate e Platone attendono più alla forma della universalità che al contenuto. Platone non distingue nettamente i concetti, il cui contenuto è universale e non intuitivo, da quelli il cui contenuto è particolare e intuitivo: i concetti puri dai rappresentativi.
Aristotele li distingue: categorie. Mediante le categorie si intende, si concepisce la rappresentazione empirica. Ma altro è quello, che fa concepire (la categoria); altro è l'atto del concepire, del pensare, del ragionare, del provare. Quindi materia e forma del pensare:
materia e forma logica.
Quindi due parti o elementi della logica: cioè categorie, e forme del pensare (concetto, giudizio, sillogismo: prova). Quella è più metafisica; e val quanto dire si accosta e s'intreccia più colla metafisica aristotelica. Questa è più logica. Non dico già che Aristotele abbia fatto una logica così. Si sa che ciò che si è chiamato Organo non è altro che la raccolta de' suoi scritti logici. Ma quel che voglio dire è, che la distinzione tra materia e forma logica ci è in Aristotele, e che in Aristotele "logica" importa principalmente studio della forma logica.
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