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      Ma, da un lato, perchè il conoscere sia REALE conoscere (non sia semplice apparenza), è necessario che l'oggetto, il non-io, la realtà saputa, la natura, sia un reale; qualcosa, che sia fuori e senza il soggetto. E dall'altro lato, ciò nondimeno, perchè il conoscere sia VERACE conoscere, cioè non sia semplicemente posto, ma ponga se stesso, è necessario che il soggetto, l'Io, il sapere, sia in se stesso - cioè appunto come soggetto o Io - sia, dico, Io e non-io, soggetto e oggetto, sapere e saputo, spirito e natura. La essenza del conoscere - il non esser semplice effetto, ma causa sui - esige questo lato. Questo ci vuole, perchè il conoscere sia conoscere, cioè non semplice realtà, realtà naturale, ma realtà cosciente, Io. L'altro lato ci vuole, perchè il conoscere sia reale, oggettivo: non sia la pura forma del conoscere, la sua semplice essenza come conoscere. L'uno senza l'altro non è il conoscere nella sua realtà, il vero conoscere. Ora il pregio di Fichte (e originalmente di Kant) è appunto questo: conoscere è conoscere se stesso, coscienza è autocoscienza. E ciò, non nel senso semplicemente: "Io non posso conoscer altro, se non conosco prima me stesso; io non posso dire non-io se non dico prima Io". Coscienza è autocoscienza vuol dire: l'Io non sarebbe coscienza, conoscere, se non fosse in sè (come Io, come Auto) Io e non-io; l'Io, l'Auto, è in sè Io e non-io, e perciò come coscienza, come conoscere, è autocoscienza, conoscenza di se stesso. Coscienza è Sè e Altro. Ora è autocoscienza, in quanto l'Auto, il Sè, è Sè e Altro; è, in sè, Sè e Altro.


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La filosofia italiana nelle sue relazioni con la filosofia europea
di Bertrando Spaventa
Editore Laterza Bari
1908 pagine 286

   





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