Krug pretendeva a un di presso questo da Schelling. Schelling diceva: io devo costruire a priori la Natura; e Krug: costruitemi la penna, questa penna colla quale io scrivo72. Schelling volea dire: la Natura, la vera Natura, la idea della natura (la natura, diremmo noi, quale è nella mente di Dio) è un a priori, e appunto perchè è a priori si può costruire a priori. Il che non vuol dire di certo, che si deve chiuder gli occhi e gli orecchi, e far tacere gli altri sensi, cioè far astrazione da ogni esperienza.
Provare la creazione vuol dire provare quel che vi ha d'ideale, di mentale, di vero, e perciò di necessario nella creazione. Questo è provabile, provabilissimo; è il provabile stesso. O forse l'ideale è il contrario della necessità razionale? E che altro vuol dire prova, se non necessità razionale?
Gioberti dice: creare è pensare.
Ebbene: provare è pensare, il vero pensare. Se non si prova il pensare, cioè se il pensare non può provare, cioè pensare sè stesso, non so davvero che cosa possa provare e pensare.
In questa esigenza: provare la creazione, checchè mostrino in contrario le apparenze, è tutto Gioberti. La sua Idea è il creare; lo spirito è in sè l'intuito del creare; questo intuito è la potenzialità infinita dello spirito; la sua riflessione ontologica - cioè la filosofia - è ripensare, pensare davvero, cioè provare il creare.
Ciò che differenzia Gioberti da Schelling è appunto questa esigenza: la riflessione ontologica. Que' giobertiani che pigliano l'intuito per una cognizione immediata del creare, e non già per la semplice potenzialità del conoscere, contro la mente vera di Gioberti, rendono inutile la riflessione ontologica, e non si accorgono che così fanno di Gioberti una copia di Schelling, niente altro.
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