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      Vita è sviluppo; e Bruno e Gioberti sono due termini e stazioni di questo sviluppo, della nostra vita. Bruno concepiva la identità come causalità; Gioberti come mentalità. Per arrivare a Gioberti, bisognava passare per Bruno. Eliminate Bruno dalla storia della nostra filosofia, e voi non eliminate il peccato, non purificate l'Italia, ma la dimezzate, la guastate; voi non restituite, ma rompete l'aurea catena della tradizione nazionale; non avete l'Italia viva, ma una di quelle statue antiche, che si trovano negli scavi, senza braccia e spesso senza testa.
      Vi è certo, o almeno ci è stata, - o se ci è ancora, corre sotterranea e non si mostra, - un'altra corrente in Italia, la quale non solo è contraria alla nostra vera tradizione filosofica, così a Bruno come a Gioberti e anco a Rosmini; ma, se potesse, ingoierebbe tutto quel che vi ha di filosofia in Europa. Ma se questa corrente meriti il nome di filosofia italiana o semplicemente di filosofia, io non lo voglio dire. -
      Ritorniamo ad Hegel; e concludiamo.
      Se l'identità si prova - quella che noi intendiamo per identità, cioè la mentalità (e già questa sola può essere provata, perchè quella di Spinoza non è mentalità, e quindi non si può provare); se la nostra identità si prova, il problema della logica (e quindi del conoscere) è risoluto.
      Qual è infatti il problema della logica?
      Il sistema delle categorie.
      Che vuol dire categorie?
      Non solo forme del pensiero, atti o funzioni soggettive, ma predicati universali delle cose, leggi oggettive.


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La filosofia italiana nelle sue relazioni con la filosofia europea
di Bertrando Spaventa
Editore Laterza Bari
1908 pagine 286

   





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