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      Come questa coscienza si eleva alla coscienza scientifica, alla scienza? A quella coscienza, in cui il pensare è la cosa stessa? Ora questo appunto è provare il pensare. È provare che il semplice pensare - questa funzione del soggetto pensante - è categoria, determinazione universale, essenza della cosa. - Ciò è stato sempre supposto, non provato mai.
      La seconda difficoltà è il pensare che procede, si sviluppa, si dialettizza. Il pensare è egli dialettica? Ciò si può vedere solo col fatto, cioè pensando, e facendo la scienza. E, risoluto affermativamente il primo problema, cioè, se il pensare sia il Vero, si vede che, se il pensare è dialettica, dialettica ha da essere anche la cosa, l'oggetto, il reale. La terza difficoltà è quella del Primo. - Primo nella scienza vuol dire Primo che sia provato; e intanto Primo vuol dire che non si può provare, perchè la prova presuppone già il Primo. Primo scientifico è dunque una contradictio in adiecto.
      c) Le due prime difficoltà concernono direttamente la identità. Quel che importa qui è comprendere la loro differenza. La terza difficoltà concerne la identità indirettamente.
      La identità che si sviluppa, già suppone la identità come prima identità: la identità come Primo, come cominciamento. Identità è pensare, mentalizzare. Prima identità è primo pensare. Questo, dunque, bisogna provare: identità è pensare. Se poi si prova che pensare è mentalità (dialettica), è provato già che identità è mentalità, sviluppo, dialettica.
      Fichte dice: coscienza (conoscere) è impossibile, se non è autocoscienza.


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La filosofia italiana nelle sue relazioni con la filosofia europea
di Bertrando Spaventa
Editore Laterza Bari
1908 pagine 286

   





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