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      Senza la logica non si può spiegare il conoscere, la realtà cosciente (e quindi nè anche la semplice realtà, la Natura).
      Senza la fenomenologia la spiegazione, - che è tutta la filosofia e il cui fondamento, la spiegazione fondamentale, è la logica, - non ha un valore reale; è sempre un'ipotesi, non una realtà. Chi vi assicura, infatti, che questa spiegazione, che è pensare, dialettica del pensare, funzione del pensare, sia anche la, realtà della cosa?
      Nella spiegazione del conoscere - cioè nella filosofia - la logica e la fenomenologia stanno tra loro come Fichte e Schelling nel problema stesso del conoscere. Fichte dice: mentalità: possibilità del conoscere. Schelling dice: identità: realtà del conoscere. Ora la logica prova la mentalità; la fenomenologia prova la identità. E Fichte non prova davvero quella; Schelling presuppone questa. Hegel poi compie l'uno e l'altro insieme. Compiendo Fichte, compie (nella logica) il primo difetto di Schelling. Nella fenomenologia compie il secondo difetto di Schelling; e compie Fichte, il cui difetto aveva avvertito Schelling, ma solo avvertito, non altro; giacchè la identità, che mancava anche a Fichte, Schelling la presuppone.
      3. Di questi due difetti di Schelling - che sono suppliti da Hegel - uno solo ci è in Gioberti assolutamente, cioè il presupposto dell'identità. Gioberti non ha fenomenologia; e dice immediatamente: concetto = cosa; pensare = essere; quel che penso è vero, è reale; la dialettica del pensare è dialettica dell'essere.


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La filosofia italiana nelle sue relazioni con la filosofia europea
di Bertrando Spaventa
Editore Laterza Bari
1908 pagine 286

   





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