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      Pensare ed Essere (Io e non-io), appunto perchè immediatamente uno (identici), non sono veramente uno. Di certo, Pensare ed Essere non sono semplicemente così: o come due sfere, l'una accanto all'altra indifferentemente, e che si toccano solo in un punto della loro superficie, o come due sfere eguali e che coincidono e si confondono perfettamente l'una nell'altra. Nel primo caso non ci sarebbe unità (identità) di sorta, o tanta che equivarrebbe a niente; ci sarebbe la semplice differenza. Nel secondo caso nè pure ci sarebbe l'unità, ma solo l'Uno, una sola sfera; mancherebbe assolutamente la differenza. Ma, se Pensare e l'Essere non sono così, pure non sono davvero Uno. L'Essere è insidente nel Pensare (è contenuto nel Pensare) immediatamente, come l'effetto nella causa, la conseguenza nel principio. Questa insidenza o contenenza è l'unità cartesiana. Questa unità non è l'Uno semplicemente; giacchè l'Essere non coincide assolutamente col Pensare, e si distingue da esso, come l'effetto dalla causa, la conseguenza dal principio. E similmente questa unità non è il semplice contatto; giacchè l'Essere non è soltanto distinto dal Pensare, ma è contenuto nel Pensare (dipende, è posto dal Pensare), come l'effetto nella causa, la conseguenza nel principio. È dunque unità, che è insieme distinzione. Ma è vera unità? È vera distinzione?
      Quando Cartesio dice: "Pensare è Pensare e Essere (cogito ergo sum); Pensare è il Primo, Essere è il Secondo; Pensare è principio e causa, Essere è conseguenza ed effetto", vuol dire semplicemente: l'essere del pensare è conseguenza ed effetto del pensare; dire Pensare, è dire implicitamente Essere del Pensare; l'Essere del Pensare è implicito nel Pensare, come la conseguenza nel principio, l'effetto nella causa.


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La filosofia italiana nelle sue relazioni con la filosofia europea
di Bertrando Spaventa
Editore Laterza Bari
1908 pagine 286

   





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