Non dice che ho fatto fiasco; dice che la nostra filosofia è quell'armonia, la pitagorica, e non ha che fare con quella che professo io. Don Basilio si è fatto ora piccin piccino, e aspetta il caldo e la buona stagione per mostrarsi.
Ti ho detto queste chiacchiere per non tacerti nulla. Tu fanne quel conto che credi. Se credi di non parlarne per ora a nissuno e aspettare che io ti scriva altro e come andrà a finire la cosa, fa così. Se credi di parlarne, e prevenire qualcuno, fa pure così. Fa insomma come ti piace. Io crederei di aspettare ancora qualche giorno, e vedere che sarà, e che faranno co' giovani.
Rispondimi su questo.
Salutami Ciccone, e digli che gli scriverò tra giorni. Digli che io non l'ho potuto vedere il giorno che partì, perchè stavo lavorando sulla Prolusione e non potevo uscir di casa.
Addio. Scrivi subito. Salutami, se credi, Farini, al quale - se credi - potrai raccontare il rogo che mi apparecchiano i briganti della filosofia.
Papa sta'bene e ti saluta con Isabella e Millo. Saluto con loro anche Berenice, ecc. Scrivi.
BERTRANDO.
II.
SILVO SPAVENTA al fratello BERTRANDO.
Torino, 7 dicembre 1861.
Mio caro Bertrando,
Perdonami se non ho risposto subito alla tua lettera. Ti dissi come era infreddato, e questo raffreddore è andato sempre più crescendo e non vedo modo di disfarmene. Così mi da una noia ed un malessere indicibile. Nulladimeno assisto ogni giorno alle discussioni ed agli Uffici della Camera. Non ho il coraggio di rimanere a letto, e questo mi fa forse più male.
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