A che il pensiero italiano? La verità - direbbe Bruno - è sopra il nostro orizzonte? Questa è la mia fenomenologia - per questa volta, per quest'anno. Questo lo dico a te; non l'ho detto così a loro.
Dunque, io fo una breve storia del nostro pensiero dal Risorgimento sino al nostro tempo: le principali figure. So dove vado a finire, e lo sai anche tu. Ma ora lo so meglio e lo vedo meglio. P. e., su Bruno ho fatto altro di più. - Il sunto delle lezioni lo scrivo; e forse forse lo stamperò. Adunque, gran concorso. Ma non tutti coloro che vengono, vengono per amore e buona volontà. Di ciò mi accorsi sin da' primi giorni. So che i giobertiani, - non saprei come chiamarli, - i giobertiani fossili, cetacei, antidiluviani, asfissiati.... l'hanno con me tremendamente. M'asfissierebbero, se potessero. Hanno tutta la virtù de' settarii: l'intolleranza. Dicono che io guasto Gioberti. - E se lo guastassero loro? Può essere l'uno e l'altro caso. Dunque, si vegga. - No: chiudiamo gli occhi, e non ci si veda affatto. Vogliono ripetere la storia di Aristotile tanto tempo fa. Ma Aristotile era Aristotile, e quel tempo era quel tempo. - Adunque, i giobertiani mandavano uno de' loro, un professore; il quale nella seconda lezione m'interrogò su non so che cosa, che aveva a fare colla lezione come il coro col paternostro. - Qual è il vostro punto di partenza? - Lo saprà, quando deve saperlo. - Ma desidero di saperlo ora. - Ero per dirgli: Il mio punto di partenza è: "Porto di Napoli, 26 ottobre 1849". Gli dissi invece: Abbia pazienza.
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