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      Se non vogliono vedere alla luce, com'essi credono che la loro moneta sia buona, così io posso dire che la mia è buona. - Già mi avvio per la predica. Finisco.
      Scrivimi e dimmi qualcosa di positivo della situazione politica e degli uomini politici. Voglio dire: i grandi uomini politici.
      Berenice come sta? Salutala colla famiglia per me. Papà sta bene. Isabella e Millo ti salutano.
     
      BERTRANDO.
     
     
     
      IV.
     
      BERTRANDO a SILVIO.
     
      17 dicembre 1861.
     
      Mio caro Silvio,
     
      Ti ho scritto ieri e confortato a rispondere alla Patria. Ci ho poi ripensato. Non vorrei esserti cagione di nuovi disturbi. Fa come credi. Se credi di poterne far senza, fa pure. Addio.
      Scrivimi e ti scriverò a lungo, subito che ne avrò tempo. Ieri: ha proluso Vera. Io non l'ho sentito. Chi l'ha sentito e inteso mi ha detto: volgarità senza pari. Vera, io già lo sapeva, non intende che Hegel, e l'intende molto superficialmente. Questo sia detto a te, solo a te. Addio.
     
      BERTRANDO.
     
     
     
      V.
     
      BERTRANDO a SILVIO.
     
      Napoli, 28 dicembre '61.
     
      Mio caro Silvio,
     
      Ieri ho ricevuto la tua del 24, e non ho risposto subito, perchè era tardi, e la posta già partiva. Aveva preveduto la difficoltà, di cui tu mi parli, nata dall'incidente del giorno 8, e la giudico come la giudichi tu, cioè come un bene ora, piuttosto che come un male. Quel che bisogna scansare sempre, è il porgere la menoma occasione a quella gente, che non fa altro che andare in cerca d'occasioni. Da loro non mi aspettavo e non mi aspetto altro! Fanno il loro mestiere. Anche se tu avessi parlato più pacatamente di quel che hai fatto, essi avrebbero fatto lo stesso; più che contro il tuo discorso, l'avevano contro di te.


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La filosofia italiana nelle sue relazioni con la filosofia europea
di Bertrando Spaventa
Editore Laterza Bari
1908 pagine 286

   





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