IL FRATE
CALAIS
Com'io finiva la parola, un povero frate di San Francesco entrò in camera a questuare per il suo convento. Nessuno vuol essere virtuoso a beneplacito delle contingenze; oppure uno è generoso come un altro è potente; sed non, quoad hanc! - e sia che può - da che non si può logicamente discorrere sul flusso e riflusso de' nostri umori, il quale, a quanto io so, obbedirà alle medesime cause influenti nelle maree - ipotesi che ci tornerebbe spesso a men biasimo: e, per dir di me solo, son certo che in piú incontri mi loderei assaissimo del mio prossimo, se dicesse che io non me la intendo con la luna, e mi governo con essa; - e non avrei colpa in ciò né vergogna - anziché col mio proprio atto e consenso; - e ogni colpa e vergogna sarebbe mia.
Ma sia che può. Dal punto che io posai l'occhio sul frate, io aveva prestabilito di non dargli un unico soldo; e consentaneamente mi riposi la borsa dentro al taschino; lo abbottonai; mi misi alquanto in sussiego, e mi feci incontro con gravità; e temo d'averlo guardato in guisa da non dargli molta fiducia. L'immagine di lui torna or agli occhi, e vedo ch'ei meritava ben altre accoglienze.
Il frate, com'io giudicai dal calvo della sua tonsura e da' pochi crini bianchi che soli gli rimanevano diradati intorno alle tempie, poteva avere da settant'anni. Se non che le sue pupille spiravano di un cotal fuoco, rattemprato, a quanto pareva, più dalla gentilezza che dall'età, che tu glie ne avresti dato appena sessanta. Il vero è forse fra due.
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San Francesco
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