VII
PROEMIO NELLA "DÉSOBLIGEANTE"
E
' fu, senza dubbio da molti filosofi peripatetici già notato, che di propria irrepugnabile autorità la Natura piantò termini ed argini certi onde circoscrivere l'umana incontentabilità: il che le venne fatto col tacito e sicuro espediente di obbligare il mortale ai doveri quasi indispensabili di apparecchiarsi il proprio riposo, e di patire i travagli suoi dove è nato, e dove soltanto fu da lei provveduto di oggetti piú atti a partecipare della sua felicità, e a reggere una parte di quella soma che in ogni terra ed età fu sempre assai troppa per un solo pajo di spalle. Vero è che noi siamo dotati di tal quale imperfetto potere di propagare alle volte la nostra felicità oltre que' termini; cosí nondimeno che il difetto d'idiomi, di aderenze e di dipendenze, e la diversità d'educazione, usi e costumi attraversino tanti inciampi alla comunione de' nostri affetti fuori della nostra sfera natía, che per lo piú sí fatto potere risolvesi in una espressa impossibilità.
E però la bilancia del sentimentale commercio preponderà sempre e poi sempre in discapito dello spatriato venturiere. Poiché, dovendo a stima altrui comperare ciò che men gli bisogna, né potendo forse mai permutare senza larghissimo sconto la propria con l'altrui conversazione; ed essendo quindi perpetuamente costretto a raccomandarsi di mano in mano a' men indiscreti sensali di società che gli verrà fatto di ritrovare, si può senza grande profetica ispirazione pronosticargli il suo estremo rifugio.
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Natura
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