Io gli gridava a tutta voce: - Per Dio! va' piú adagio - e tanto io piú grido, e tanto piú spietatamente ei galoppa. - Il demonio sel porti e gli cavalchi in groppa! - diss'io. - Vedilo? costui andrà straziandomi i nervi a brani finché m'abbia malamente cacciato in una collera matta; poscia se n'andrà a piè di piombo tanto ch'io possa assaporarmela a sorsi.
Il postiglione coglieva il punto a pennello: e, mentre giungeva appiè di un'erta poco piú d'un miglio fuor di Nampont, egli m'aveva già fatto entrare in collera contro di lui e contro di me e della mia collera.
A questo mio nuovo stato bisognava cura diversa; e un buon galoppo fragoroso m'avrebbe ridato la vita.
- Or, pregoti, va', mio figliuolo - diss'io.
Il postiglione m'additò l'erta. M'ingegnai dunque di ritessermi, com'io poteva, la storia dello sconsolato Tedesco e dell'asino; ma il filo mi s'era rotto, e il rappiccarlo era disperata impresa per me, siccome il trotto per quel postiglione.
Ma se l'ho detto che il demonio ci mette la coda! Eccomidiceva io "qui seduto, sinceramente disposto quant'altri mai a ridurre in meglio il peggio, e tutto mi s'attraversa".
Tuttavia la Natura si riserva un lenitivo soave ne' mali; ed io l'accolsi grato dalle sue mani e m'addormentai. La prima parola che mi svegliava fu Amiens.
Se Dio m'aiuti!
esclamai stropicciandomi le palpebre "questa è la città dove sta per venire la mia povera dama."
XXVIII
AMIENS
Le parole m'usciano di bocca, quando trapassò in posta il calesse del conte de L*** e di sua sorella, la quale ebbe appena tempo di farmi un saluto di riconoscimento; anzi un saluto che mi significava che non era per anche tra noi finita ogni cosa.
| |
Dio Nampont Tedesco Natura Amiens Dio
|