Chiamai La Fleur perché andasse immediatamente per un barbiere, e tornasse a spazzolarmi l'abito nero.
XXXI
LA PERRUCCA
PARIGI
Venne il barbiere, e protestò ch'ei non intendeva d'impacciarsi per nulla con la mia perrucca, da che l'impresa era maggiore e minore dell'arte sua(59). M'attenni dunque al necessario partito di comperarmene una bella e fatta a sua stima.
- Ma terrà egli poi questo riccio? Amico, ho paura - diss'io.
- Lo tuffi - ei replicò - nell'Oceano; e terrà.
Vedi come ogni cosa in questa città è graduata con una grandissima scala!(60) "L'immersione del riccio in un secchio d'acqua" sarebbe l'estremo termine dell'idee di un parrucchiere di Londra. Che divario! il tempo e l'eternità.
Io mi professo capitalmente nemico dell'immagini grette e de' freddi pensieri che le producono; e tanto le opere grandi della Natura m'allettano sempre alla maraviglia che, s'io m'attendessi, non deriverei le mie metafore mai fuorché da una montagna almeno. Solamente potrebbesi, con questo esempio del riccio, opporre alla magniloquenza francese: "Che il sublime consiste piú nella parola che nella cosa". Certo è che l'Oceano ti schiude un'interminabile scena alla mente; ma, poiché Parigi giace tanto dentro terraferma, chi mai poteva aspettarsi ch'io per amore dell'esperimento corressi per cento e piú miglia le poste? Certo che il mio barbiere non ci pensava.
Il secchio d'acqua, a fronte degl'immensi abissi, fa pur la grama figura nell'orazione. Ma si risponde: "Ha un vantaggio: tu l'hai nello stanzino qui accanto; e puoi senz'altra noja sincerarti del riccio".
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