Miserere de' podagrosi! ci sono due volte l'anno; ma, con nove lire al giorno, carta, penna, calamaio e pazienza, tu puoi ben anche a uscio chiuso passartela ragionevolmente, non foss'altro, per un mese, un mese e mezzo; dopo di che, se tu se' un uomo dabbene, l'innocenza trionfa; e se entrasti buono e savio, n'esci migliore e savissimo."
Fatti ch'ebbi questi conti, m'occorse di andare (né mi ricordo perché) nel cortile; so bensí ch'io scendeva per quella scala gloriandomi del vigore del mio raziocinio. "Pèra il tetro pennello" diceva io baldanzoso "s'abbia chi vuole, ch'io non l'invidio, l'abilità di dipingere i guai della vita con sí orribile e lugubre colorito: lo spirito si lascia sbigottire dalle cose ch'ei funesta e magnifica da per sé; riducale alla tinta e alla forma lor naturale, e le guarderà appena. È vero!" diss'io moderando la proposizione "la Bastille non è disgrazia da riderne; ma tranne quelle sue torri, appiana il fosso, togli le spranghe alle porte, chiamala solamente una clausura e poni che tu se' prigione, non della tirannide, ma d'un'infermità, la disgrazia si dimezza, e tu tolleri in pace l'altra metà."
Fui nel fervore del soliloquio interrotto da una voce che mi parve rammarichío di bambino, e dolevasi: "Che non poteva uscir fuori". Guardai lungo l'andito: non vidi né uomo, né donna, né bambino; e non ci pensai piú che tanto.
Ritornando per l'andito, intesi dire e ridire le stesse parole, e alzando gli occhi vidi uno stornello in una gabbietta ivi appesa: "I can't get out, I can't get out" dicea lo stornello: "Non posso uscire, non posso uscire".
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Bastille
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