Il segretario gittò l'occhio verso le scale, quasi volesse lasciarmi, e riferire l'ambasciata.
- Ma io non v'ingannerò - gli soggiunsi - ciò che ho da dire non può importare a monsieur le duc; bensí assaissimo a me.
- C'est une autre affaire - mi diss'egli.
- Anzi no, per un galantuomo - diss'io - ma piacciavi, mio buon signore, di dirmi quando potrà egli un forestiero sperare accesso? - Osservò il suo oriuolo e rispose:
- Tra un paio d'ore; non prima.
La quantità delle carrozze nel cortile si conguagliava a quel calcolo; né mi dava lusinga di piú breve aspettativa. E s'io mi metteva a passeggiare per lungo e per largo, senza un'anima in quella sala con cui barattar tre parole, io per allora sarei stato a un di presso nella Bastille. E tornai tosto alla mia carrozza, dicendo al cocchiere che mi conducesse al Cordon bleu, ch'era il. prossimo albergo. Ma per forza di fatalità, com'io credo, arrivo di rado al luogo per cui m'incammino(97).
XLIV
LE PÂTISSIER
VERSAILLES
N
é fui a mezza via che mutai strada, e pensai "potrei pure, poiché ci sono, dare una scorsa a Versailles". E, tirando il cordone, dissi al cocchiere che andasse attorno per le vie principali, da che mi pareva che la città non fosse assai grande. Il cocchiere mi domandò scusa se per mio lume diceva che anzi la città era magnifica, e che molti de' primi duchi, marchesi e conti v'avevano des hôtels. Il conte de B***, del quale la sera innanzi il librajo m'aveva sí favorevolmente parlato, mi venne subito in mente.
E perché non andremo
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Bastille Cordon Versailles
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