Popolo avventurato! tu almeno una volta la settimana dimentichi in comune gli affanni, e tra i canti, le danze, i sollazzi ti sgravi della pesantissima soma che va perpetuamente opprimendo lo spirito d'ogni altro popolo della terra(115).
LVII
IL FRAMMENTO
PARIGI
Ea me pure lasciava La Fleur, oltre ogni nostro patto e speranza, di che divertirmi per tutto quel giorno.
Recandomi a casa il burro sovra una foglia d'uvaspina in ora assai calda, e dovendo fare piú di tre passi, impetrò dal bottegaio un foglio di cartaccia da frammentare tra la foglia e la mano. Or come giunse, gli dissi che posasse ogni cosa a quel modo, da che si poteva far di meno del piatto; e ch'io me ne starei tutto il dí in casa: però mi facesse dal traiteur allestire da desinare, e se n'andasse con Dio, perché io mi sarei a colazione servito da me.
Poich'ebbi finito, gittai la foglia dalla finestra, e avrei gittato anche quella cartaccia, se non che correndo con gli occhi sul primo verso, mi invogliai del secondo e del terzo; e mi parve peccato a gittarla. Trassi una seggiola accanto alle invetriate, le chiusi, e mi assisi a leggere.
Era in istile francese di quel vecchio del tempo di Rabelais; e se non temessi di dir male, direi che ne fu esso l'autore. Era inoltre in caratteri gotici, e sí sbiavati dall'umido e dall'età che ebbi a penare a cavarne costrutto. E talora lasciai a parte quel foglio, e scrissi una lettera ad Eugenio; lo ripigliai, e tornai all'agonia del l'impazienza: ed io per guarirne, scrissi una lettera a Elisa, ma col pensiero vicino sempre a quel foglio; perché la difficoltà m'istigava a diciferarlo.
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