Sí, sono persuaso che ho un'anima: e tutti i libri di cui i materialisti appestano il mondo non sapranno convincermi mai.
LXIV
MARIA
Maria si risentiva; e le domandai se si ricordava d'un uomo pallido ed esile della persona, il quale due anni addietro s'era seduto in mezzo a lei e alla sua capra. Rispose che a quel tempo era malata assai; ma che se ne risovveniva per due circostanze: perché, cosí malata, s'accorse che quell'uomo n'avea pietà; e poi, perché la sua capra gli aveva rubato il fazzoletto e che ella per quel furto l'aveva allora battuta. E diceva d'avere lavato il fazzoletto nel rio, e che n'aveva tenuto conto sino a quel giorno per restituirglielo, se mai lo rivedesse, com'ei le aveva mezzo promesso. Cosí parlando, si traeva di tasca il fazzoletto a mostrarmelo; lo custodiva piegato politamente fra due foglie di vite ravvolte d'un pampino: spiegandolo vidi una S, segnata in un de' lati.
E narravami com'ella aveva tapinato dopo quel dí sino a Roma, e fatto un giro in San Pietro, e che se n'era tornata; e che sola aveva ritrovato il sentiero lungo gli Appennini, e traversata tutta la Lombardia senza danaro, e le strade alpestri di Savoia senza scarpe: come ella avesse tanto patito; e come e da chi sostenuta, non potea dirlo:
- Ma Dio mitiga il vento - disse Maria - per l'agnello tosato.
- Tosato, e come! e nel vivo - diss'io. - Ma se tu fossi nella terra de' miei padri dove ho un abituro, io ti raccorrei meco per ricovrarti: tu mangeresti del mio pane e berresti nella mia tazza(128): sarei buono col tuo Silvio: a te debole e vagabonda, io verrei sempre dietro per ravviarti: al tramontar del sole io direi le mie preghiere; e quando avessi finito, tu soneresti il salmo della sera sul tuo flauto: né l'incenso del mio sacrificio saria meno accetto, salendo ne' cieli con quello d'un cuore straziato.
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