La natura stempravasi dentro di me mentr'io parlava; e Maria, osservando che il fazzoletto che io mi traeva di tasca era omai troppo molle per asciugarmi gli occhi, voleva lavarmelo nel ruscello.
- E dove lo rasciugherai tu, Maria?
- Nel mio seno - rispose - mi farà bene.
- Tanto arde ancora il tuo cuore, Maria? - le diss'io.
Io toccava una corda su la quale erano tesi tutti i suoi guai: fissò alquanto gli occhi smarriti sul mio volto; poi, senza dirmi parola, prese il suo flauto, e sonò l'orazione alla Vergine. La vibrazione della corda da me toccata cessò: in uno o due minuti Maria si riebbe: lasciò andare il suo flauto e s'alzò.
- E dove vai tu, Maria?
Dissemi: - A Moulins.
- Vuoi tu venirci meco? - diss'io.
Appoggiò il suo braccio sul mio, lentando la cordella al cagnoletto perché ci seguisse. Cosí entrammo in città.
LXV
MARIA
MOULINS
Quantunque io aborra i saluti e le accoglienze sul mercato, pure, quando fummo in mezzo alla piazza di Moulins, mi fermai per pigliarmi l'ultima occhiata e l'ultimo addio da Maria.
Maria, sebbene non fosse alta, aveva forme di prima bellezza; l'afflizione le aveva ritoccato il volto d'un certo che, che non pareva terreno: ad ogni modo era donna; e tanto da tutta la sua persona spirava tutto ciò che l'occhio vagheggia, e l'anima desidera in una donna, che se potessero cancellarsi le tracce impresse nel suo cuore, e quelle di Elisa dal mio, non solo essa mangerebbe del mio pane, e berrebbe nella mia tazza, ma Maria poserebbe sul mio petto e mi sarebbe figliuola(129).
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