E l'avere a dormire in due letti d'una medesima stanza bastava ad angustiare l'anime nostre; ma la loro situazione (perché erano paralleli e divisi da sí angusto intervallo che al piú ci capiva una scranna di paglia) ci angustiava assai peggio: inoltre, que' letti non erano discosti dal fuoco, e lo sporto del camminetto da un lato, e dall'altro una trave massiccia, che attraversava la camera, gli appartavano in una specie di alcova assai disonante da' nostri pensieri. A tanti inconvenienti s'aggiungeva, pur troppo! la picciolezza de' letti; insormontabile impedimento; talché fin anche il compenso che le due donne si coricassero insieme riesciva disperatissima cosa: benché non fosse da desiderarsi, il compenso non era poi sí terribile che la loro fantasia non potesse almeno per una sola notte accomodarvisi.
Poca o nessuna consolazione recava a noi lo stanzino; freddo, umido, con un'imposta del balcone sdruscita, preda del vento e con le finestre inermi di vetri o di carta ogliata contro la tempesta e la notte. Né io, mentre la signora le andava considerando, rattenni per civiltà la mia tosse.
Dunque, la necessità riduceva la signora a questi termini: o di posporre la salute al pudore, e contentarsi dello stanzino, rinunziando alla cameriera il letto prossimo al mio; o di, confinare nello stanzino la cameriera, ecc. ecc.
La signora era piemontese, presso ai trent'anni, e con guance incarnate dalla salute: la cameriera n'avea forse venti, ed era lionese, briosa negli atti ed agevole al pari di qualunque fanciulla francese; e l'una e l'altra pendevano tra il sí, il no, il ma, il se, il forse: talché il macigno che ci aveva tanto impacciata la via e tanti brigavano a smoverlo, pareva, a fronte del nostro nuovo impedimento, una piuma.
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