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      Voi sapete che i negri non fanno come i bianchi, i quali sono educati per conservar i loro figli e le loro mogli: essi sanno bene che, una volta venduti, non hanno più da aspettarsi scampo; e appunto per questo, quando siano bene avvezzati, tutto diviene più facile.
      — Credo che non sia agevole il condurre via i miei.
      — Lo credo. Voi li tenete molto bene. E siete da essi assai ben servito, non già per amicizia né per bontà di cuore, poiché un negro che, trasportato qua e là per il mondo, sia stato venduto a Tom, a Dick, e Dio sa a chi altro, non può avere in mente alcun ricambio di affezione: i colpi di bastone caddero senza misericordia sul suo dosso. Io però oso dire che i vostri negri, signor Shelby, andranno in una casa dove non staranno meno bene che in casa vostra. Naturalmente ciascuno parla in favor di se stesso; ma io credo che i miei negri siano trattati meglio che non meritano.
      — Felice chi è soddisfatto di se stesso! — esclamò Shelby stringendosi nelle spalle, e dando un po’ a conoscere il suo disgusto.
      — Bene! Che pensate dunque di concludere?
      — Rifletterò, e ne parlerò a mia moglie. Tuttavia, Haley, se venisse l’occasione di discorrere di quest’affare, vi prego di non dir nulla, perché se la cosa giungesse a notizia dei miei, sarebbe difficilissimo mandar via uno solo di quanti schiavi ho, ve lo giuro.
      — Siamo intesi, tacerò. Sono ansioso di conoscere al più presto possibile una decisione, — disse Haley alzandosi e indossando il pastrano.
      — Bene: tornate stasera tra le sei e le sette, ed avrete la risposta.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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