Shelby era un uomo di cuore eccellente; propenso quanto altri mai all’indulgenza verso coloro che lo attorniavano, non aveva mai trascurato di fare quanto potesse contribuire al benessere degli schiavi delle sue possessioni. Comunque, però aveva speculato largamente e perduto nello stesso modo; ne conseguirono debiti, e quando sappiasi che le sue cambiali si trovavano riunite in grande quantità nelle mani di Haley, si avrà la chiave del precedente colloquio.
Era pertanto avvenuto che Elisa, nell’avvicinarsi alla sala, aveva udito abbastanza per comprendere che un mercante faceva al suo padrone offerte di compre.
Quando essa uscì, si sarebbe volentieri arrestata alla porta; ma la sua padrona la chiamò proprio in quel momento.
Tuttavia essa credette di aver inteso che si trattava del suo bimbo.
A questo pensiero il cuore le si gelò, e involontariamente strinse al petto sì forte il suo Enrico, che egli la guardò tutto maravigliato.
Distratta e preoccupata, essa rovesciò la catinella, il tavolino da lavoro, e finalmente porse alla sua padrona una veste da camera in cambio della veste di seta che essa le aveva chiesta.
— Ma che cos’hai, oggi, Elisa? — le diss’ella.
— Oh, signora! — esclamò Elisa.
Poi alzando gli occhi al ciclo proruppe in lacrime.
— Che c’è, figlia mia? Che cosa t’è accaduto?
— Oh, signora, signora! C’è in sala un signore che sta discorrendo col nostro padrone. E io l’ho udito.
— Ebbene?
— Il padrone vuoi vendere il mio Enrichetto! — E la povera donna singhiozzava, convulsa.
— Venderlo?
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Haley Elisa Enrico Elisa Elisa Enrichetto
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