Lasceremo dunque per un momento la zia Cloe tutta intesa a’ suoi lavori culinari, e visiteremo il resto della sua dimora.
In un canto c’è un letto coperto d’una coltre candida come neve a cui stendesi vicino un pezzo piuttosto grande di tappeto. Questa parte della capanna rappresenta la sala, ed è tenuta in grandissima considerazione. Perciò è il più che sia possibile difesa contro le vagabonde incursioni dei ragazzi. Vedesi nell’angolo opposto un altro letto di più modesta apparenza. Il muro al disopra della cappa del camino è ornato di varie incisioni che rappresentano soggetti di Storia Sacra, e un ritratto del generale Washington, disegnato e colorito in modo, che l’eroe ne sarebbe più che maravigliato, se avesse la disgrazia di vederlo.
Sopra una rozza panca sedevano alcuni fanciulli coi capelli fitti e crespi come lana, gli occhi neri e vivi, le guance di una lucidezza oleosa; essi presiedevano ai primi passi d’una sorellina, la quale si alzava in piedi, si reggeva in bilico per qualche istante, e quando tentava di muoversi, crollava in terra, provocando le pazze risa dei fratelli, cui pareva che ella avesse fatto la più spiritosa cosa del mondo.
Dinanzi al fuoco una tavola un po’ zoppa era coperta d’una tovaglia, e vi facevano mostra dei più vivi colori tazze e piattelli unitamente ad altre cosucce che lasciavano supporre prossimo l’arrivo della cena. A questa mensa era seduto lo zio Tom, del quale dobbiam fare ai nostri lettori un fedele ritratto essendo egli l’eroe principale della nostra narrazione.
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