«— Voi avete — disse — una cuoca famosa, signora Shelby. —
«Io ero sì gonfia d’orgoglio, che più non capivo nella pelle. E il meglio è che il generale se ne intende, — proseguì la zia Cloe rialzando la testa. — È un uomo propriamente di garbo quel generale, d’una delle primarie famiglie della Virginia; se ne intende al pari di me, lui! —
Ascoltando così chiacchierare la zia Cloe, Giorgio era venuto a quel punto in cui riesce impossibile, anche per un giovinetto della sua età, d’inghiottire un boccone di più.
Egli pertanto ebbe agio di scorgere dall’altro lato della stanza due paia d’occhi rilucenti che lo guardavano immobili.
— Olà, Pietro, Mosè, — gridò egli, spartendo gli avanzi del suo banchetto — vi bisogna qualche cosa anche a voi, non è vero? Su, zia Cloe, date loro qualche focaccetta! —
Giorgio e Tom si assisero accanto al fuoco, mentre la zia Cloe, dopo aver imbandito una seconda mensa, si pose a cena, tenendo sulle ginocchia la sua figlioletta che faceva mangiar seco. In quanto ai due ragazzi più grandetti, essi preferirono di divorar la porzione loro arrotolandosi per terra, solleticandosi con pizzicotti, e, per variare il loro sollazzo, venendo tratto tratto a tirare, per giuoco, i piedi della sorellina.
— Volete lasciarmi in pace? — diceva la mamma, dando alla cieca urtoni col piede sotto la tavola, quando il tumultuare diveniva cosa insopportabile. — Non potete dunque stare un po’quieti quando qualcuno viene a farci visita? Badate bene che avrete da fare con me, quando il padroncino Giorgio se ne sarà andato.
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Shelby Cloe Virginia Cloe Giorgio Pietro Mosè Cloe Tom Cloe Giorgio
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