I giovani della sua età sono sempre disposti a far ciò che dà loro una qualche importanza.
Tosto la stanza incominciò a riempirsi d’una numerosa assemblea di negri, nella quale il patriarca di ottant’anni trovavasi accanto alle fanciulle e ai giovinetti di quindici.
La seduta si aperse, com’era ben naturale, con un innocente cicalio; si parlò del bel fazzoletto rosso della vecchia zia Sully, della veste di mussolina a fiori che la signora doveva fare a Elisa, e si narrò come il signor Shelby si proponesse di comprare una bella cavalla baia, acquisto che accrescerebbe lo splender della casa.
Alcuni dei fedeli radunati appartenevano a famiglie del vicinato; ciascuno riferiva qualche notizia della sua casa o della piantagione di cui faceva parte, e questo minuto cicaleccio otteneva quivi una sì buona accoglienza, come sarebbe avvenuto nei crocchi della società più elevata.
Dopo quelle prime chiacchiere, che erano come un’introduzione, il canto cominciò, con vera allegrezza di tutti.
L’intonazione nasale dei cantori non attenuava l’effetto delle loro voci naturalmente belle e delle loro melodie selvagge ma ispirate. Alcune strofe provenivano dalla collezione degl’inni solitamente cantati in una chiesa vicina: altre, di una poesia più mistica, erano state apprese da quei negri nelle adunanze dei campi.
Con quanta energia e con quanta, unzione essi cantavano il coro:
«Della gloria sul camminoVieni meco, buon fratello;
Lassù un angelo divinoMi fa cenno e chiama in Ciel!»
Cantarono poi altri inni, tutti pieni delle rive del Giordano, delle ubertose terre di Canaan, della Nuova Gerusalemme; perché il negro, d’indole appassionata, immaginosa, ama il canto e le espressioni vivaci, pittoresche.
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